Cos'è e quando può essere disposto il demansionamento? 

Con l'espressione "demansionamento" si intende l'attribuzione al dipendente di mansioni inferiori rispetto a quelle precedentemente ricoperte e indicate nel contratto di assunzione.

In via del tutto generale, è vietata nel nostro ordinamento, fatto salvo i seguenti casi:

- modifica degli assetti organizzativi aziendali tali da incidere sulla posizione del dipendente (o quadro);

- previsione nel contratto collettivo di lavoro;

- previsione al'interno di un accordo individuale di modifica delle mansioni stipulato nelle sedi protette, che risponda all'interesse del lavoratore (il c.d. patto di demansionamento).

Nelle eccezioni predette, il demansionamento è legittimo a condizione che il dipendente venga inquadrato esclusivamente nel livello immediatamente inferiore e l'inquadramento rientri nella stessa categoria legale.

Retribuzione e livello devono rimanere gli stessi, pur potendo riconoscersi al dipendente elementi retributivi nuovi legati alla mansione svolta, come ad esempio l'indennità di cassa.

Il demansionamento che peggiora la condizione del lavoratore 

Al di là delle due ipotesi appena elencate, il lavoratore deve essere adibito alle mansioni per le quali è stato assunto e non è consentito attribuirgli una mansione inferiore e quindi un demansionamento peggiorativo.

Nel caso in cui ciò avvenga il dipendente avrà la possibilità di ricorrere per vie giudiziali, innanzi al Giudice del lavoro, al fine di vedersi riconosciuta la qualifica corretta o, diversamente, può dimettersi per giusta causa. Il lavoratore avrà inoltre diritto al risarcimento del c.d. danno alla professionalità eventualmente subito e che va provato in giudizio.

Al contrario, nessun problema sussiste in caso di mutamento delle mansioni "verso l'alto" (e, cioè, l'attribuzione di mansioni superiori, alle quali dovrà sempre conseguire una retribuzione adeguata).

Il demansionamento, quale modifica in senso peggiorativa delle mansioni, categoria legale e livello di inquadramento, può altresì conseguire ad un accordo intrapreso tra datore e dipendente, in una sede protetta, purché in presenza di una delle seguenti motivazioni:

- Conservazione del posto di lavoro (anche di metalmeccanici o del pubblico impiego);

- Acquisizione di professionalità diverse;

- Miglioramento delle condizioni di vita del lavoratore.

Vi sono poi ipotesi previste dalle leggi speciali di demansionamento, ovvero quelle riconducibili al:

- Licenziamento collettivo;

- Lavoro materno, durante il periodo di gestazione e fino a sette mesi dopo il parto, se il tipo di attività o le condizioni ambientali precedenti sono pregiudizievoli alla salute;

- Infortunio o malattia (sopravvenuta inabilità allo svolgimento delle mansioni prima assegnate);

- Necessità di sottrarre il dipendente all'esposizione di agenti fisici, chimici o biologici.

Se desideri più informazioni sul licenziamento per giusta causa, clicca qui

Demansionamento: come puoi tutelarti? 

In caso di demansionamento, dunque, il lavoratore che ritiene illegittima l'assegnazione fatta dal datore di lavoro ad una mansione inferiore rispetto a quella contrattualmente prevista può rifiutarsi di svolgere l'attività lavorativa eccependo l'inadempimento del datore di lavoro, purché la sua condotta risulti proporzionata e conforme a buona fede.

Di converso, se accetta la mansione conferitagli, rinunciando così all'opzione dell'eccezione di inadempimento nei confronti del datore, è onerato ad eseguirla con correttezza e buona fede con possibilità, in caso opposto, di vedersi irrogare la sanzione del licenziamento.

Ciò, in virtù del fatto che, con l'accettazione della mansione inferiore riconosciuta, vengono meno i presupposti per un legittimo rifiuto ad adempiere.

Risarcimento del danno da demansionamento 

In caso violazione del divieto di variazione in senso peggiorativo, il lavoratore può adire l'autorità giudiziaria al fine di ottenere il risarcimento dei danni da dequalificazione professionale.

Invero, l'illegittima assegnazione del lavoratore a mansioni inferiori può produrre conseguenze dannose, sia dal punto di vista patrimoniale che non.

Per quanto concerne i danni che incidono sulla sfera patrimoniale, sono:

- l'impoverimento della capacità professionale acquisita;

- mancata acquisizione di una maggiore capacità lavorativa;

- perdita di chance, in relazione alle possibili e future possibilità di guadagno.

Contrariamente, i danni non patrimoniali vanno ad interessare:

- l'identità professionale sul luogo di lavoro;

- l'immagine o la vita di relazione;

- la libera esplicazione della personalità nel luogo di lavoro (come tutelata agli artt. 1 e 2 Cost.);

- qualsiasi lesione di beni immateriali che hanno a che fare con la sfera personale, come il diritto alla salute.

Il diritto al risarcimento del danno, però, non si configura automaticamente.

Ad avallare quanto anzidetto è una recente pronuncia della Suprema Corte (ordinanza n. 6941/2020) secondo la quale il dipendente per ottenere il ristoro dei danni così come denunciati è tenuto a provare:

- l'esistenza del demansionamento e l'illegittimità giuridica dello stesso;

- l'esistenza di un danno patito (patrimoniale e/o non patrimoniale);

- il nesso di causalità fra il demansionamento illegittimo e l'insorgenza del danno.

Hai subito un danno da demansionamento? 

Lo studio legale Arnone&Sicomo assiste tutti colori i quali abbiano subito un danno da demansionamento.

Valutiamo ogni singolo caso con scrupolosa attenzione al fine di verificare se effettivamente vi sia stata lesione dei diritti del lavoratore ad essere adibito a lavori connessi alle proprie competenze.

The content of this article is intended to provide a general guide to the subject matter. Specialist advice should be sought about your specific circumstances.